Il lockdown preoccupa il comparto agricolo, che in Emilia-Romagna assorbe ogni anno circa 50.000 lavoratori stagionali. «Su 10 posti di lavoro nei campi, 6 sono stati occupati da italiani nel 2020. Siamo pronti a dare anche quest’anno un impiego a chi ha perso il lavoro – disoccupati e inoccupati dei settori più colpiti dalla crisi pandemica come turismo, commercio e ristorazione – in una prospettiva a medio o lungo termine, seguendo l’iter di formazione necessario», spiega il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, nei giorni in cui prende il via la campagna agricola, partita un po’ in anticipo rispetto alle annate precedenti grazie alle condizioni meteo favorevoli.
Infatti, secondo i dati dell’organizzazione sull’occupazione agricola regionale, il Covid ha stravolto il rapporto tra italiani e stranieri – provenienti in primis dall’Est Europa e dall’Africa -, che è passato da 1 lavoratore italiano su 10, nel 2019, a 6 su 10 nel 2020.
L’opportunità, però, va colta con la consapevolezza che lavorare in agricoltura richiede spirito di sacrificio e impegno fisico, aspetti spesso sottovalutati dai nuovi assunti che solitamente arrivano da esperienze in altri comparti: bar, ristoranti e alberghi ma anche palestre e disco. Ciò ha creato finora non poche difficoltà agli imprenditori alle prese con un turn-over continuo, generato dall’abbandono, talora improvviso, del posto di lavoro. Bisogna coltivare la passione per la terra, con dedizione e un approccio positivo alla natura.
Per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e rivolto proprio a chi si avvicina per la prima volta all’agricoltura, è attivo da un anno il portale Agrijob promosso da Confagricoltura. Si tratta di un servizio di intermediazione, riconosciuto dal Ministero del Lavoro, che consente a chi cerca occupazione di essere messo in contatto diretto con le aziende della propria provincia e alle imprese di intercettare velocemente i candidati.
«Il nostro settore non ha mai chiuso i battenti, anzi ha continuato a offrire posti sicuri, ma – ricorda Bonvicini – le aziende agricole devono poter contare su una forza lavoro consapevole e su un sistema che sappia agevolare il flusso della manodopera anche dall’estero attraverso i “corridoi verdi” previsti dalla Commissione europea e garantire così l’ingresso nel nostro Paese in piena sicurezza».
Confagricoltura Emilia Romagna non nasconde i timori della base imprenditoriale, con l’avvicendarsi delle operazioni di semina e trapianto, come pure gli interventi di controllo delle erbe infestanti e di posizionamento degli impianti irrigui. Il messaggio è chiaro: «L’agricoltura ci sarà sempre sul territorio portando con sé un patrimonio di tutti e generando concrete possibilità di impiego, a patto che il lavoratore sia disponibile a intraprendere un percorso di formazione professionale con serietà e senso di appartenenza», conclude il presidente regionale.