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L’Emodinamica dell’Ospedale Civile di Modena tra i primi 4 centri in Italia per il numero di angioplastiche coronariche

L’Emodinamica dell’Ospedale Civile di Modena tra i primi 4 centri in Italia per il numero di angioplastiche coronariche
Tondi e Iaccarino

Nei giorni scorsi l’Emodinamica dell’Ospedale Civile di Baggiovara, Centro HUB per le patologie cardiache acute e tempo-dipendenti della Provincia di Modena che fa parte della Cardiologia diretta dal dottor Stefano Tondi, ha effettuato con successo due difficili interventi su due uomini, uno di 60 e uno di 80 anni, entrambi giunti in shock cardiogeno. Entrambi sono stati trattari con angioplastica coronarica e con il supporto dell’Impella, un innovativo sistema di assistenza al circolo sanguigno che è in dotazione in poche strutture perché necessità di una importante expertise per un corretto utilizzo.

Questi due interventi confermano le alte performance della struttura dell’Ospedale Civile che è al quarto posto in Italia (prima in Regione) per numero di angioplastiche coronariche ed all’ottavo posto (seconda in Regione) per angioplastiche coronariche eseguite nel setting di infarto non-STEMI (dovuto ad ischemia miocardica acuta, associata a necrosi miocardica subendocardica). Dal 2016 al 2023 le procedure coronarografiche e le angioplastiche coronariche sono aumentata rispettivamente del 15% e 22%. I numeri di angioplastiche primarie in corso di infarto miocardio ed altre procedure eseguite in emergenza risulta invece stabile intorno ai 360-400 pazienti all’anno.

Una delle caratteristiche dell’Emodinamica di Baggiovara è la sua capacità di intervenire non solo con la tradizionale coronarografia, ma anche con device di terzo livello quali, oltre all’Impella, anche l’ECMO, un’apparecchiatura per l’Ossigenazione extracorporea a membrana, grazie anche alla collaborazione con gli anestesisti e rianimatori.

L’infarto – spiega il dottor Stefano Tondiè la necrosi di un tessuto o di un organo che non ricevono un adeguato apporto di sangue e ossigeno dalla circolazione arteriosa. Nell’infarto al miocardio la necrosi colpisce una parte del muscolo cardiaco a seguito dell’ostruzione di una delle coronarie che sono le arterie deputate alla sua irrorazione. Si tratta di una patologia tempo-dipendente: più tempo passa dall’esordio dei sintomi alla riapertura del vaso, più è grave il danno al muscolo cardiaco. In questi anni la medicina ha fatto grandi passi avanti e ora siamo in grado di intervenire su infarti che, quando ho iniziato a lavorare io, erano senza speranza. I device, però, da soli non bastano. Occorre una grande esperienza professionale per utilizzarli”.

Iaccarino e Tondi con Impella

L’angioplastica è una procedura mini-invasiva che serve a dilatare un restringimento (stenosi) coronarico, responsabile della riduzione del flusso del sangue al cuore, mediante uno o più gonfiaggi di un catetere a palloncino. In un’arteria viene inserito un tubicino lungo e sottile (catetere) che tramite un filo-guida, consente di inserire uno speciale pallone che, una volta in posizione, viene gonfiato per breve tempo allo scopo di riaprire l’arteria occlusa. In seguito, può essere necessario impiantare uno stent, cioè un dispositivo che tiene aperto il punto critico a lungo termine.

L’Impella – ha aggiunto il dottor Daniele Iaccarino, emodinamista dell’Ospedale Civile – è un dispositivo che deve essere introdotto per via femorale nel ventricolo sinistro. Da qui, il sangue viene aspirato e, attraverso una pompa situata all’interno del dispositivo, viene immesso in aorta ascendente, assicurando un’adeguata ossigenazione degli organi vitali, mantenendo a riposo il ventricolo sinistro. Questo consente un recupero graduale della funzionalità del ventricolo dopo la riapertura della coronaria. Viene utilizzata come supporto all’angioplastica nei casi più gravi, come gli ultimi trattati.”

L’ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) o ECLS (ExtraCorporeal Life Support) è una tecnica di circolazione extracorporea alla quale si ricorre temporaneamente quando i pazienti hanno un’insufficienza cardiaca e/o respiratoria grave che mette in pericolo la vita. Si tratta di un’apparecchiatura che cuore–polmone che sostituisce la funzionalità cardiaca e/o respiratoria.

Parallelamente all’esperienza, alla capacità tecnica degli operatori e all’utilizzo ragionato di dispositivi innovativi, va rimarcata l’importanza dell’aspetto organizzativo, che la Regione Emilia Romagna ha saputo tradurre nel modello Hub and Spoke già più di 20 anni e all’interno del quale un ruolo strategico imprescindibile viene ricoperto dal 118  attraverso la sua variegata articolazione di trasporti (ambulanze e elisoccorso).

Questi dati positivi – conclude il dottor Tondi non devono farci abbassare la guardia sul fronte della prevenzione, del controllo dei fattori di rischio cardiovascolari e dell’insegnamento, a partire dalle scuole, dei corretti stili di vita. Solo così si può tentare di ridurre l’incidenza di quella che rappresenta ancora la principale causa di morte nel mondo occidentale