«Uno strumento che agevola il lavoro, ma che sicuramente non andrà a sostituire la creatività e il pensiero umani». Con queste parole Paolo Seghedoni, presidente della categoria Grafica e Comunicazione per Lapam Confartigianato, commenta lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale che, nel contesto lavorativo odierno, stanno creando sempre più dibattito. Come emerge da un’analisi elaborata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato, in provincia di Modena oltre 2 mila imprese (con 3 o più addetti) prevedono di innovare i loro sistemi informatici mediante l’acquisto o sviluppo di software, database e servizi per l’analisi dei dati.
A livello provinciale, a Modena le micro e piccole imprese hanno una maggiore propensione a investire nei vari ambiti della trasformazione digitale, con una quota del 70,3%. Modena è anche al vertice in Regione per investimenti nella formazione a seguito della trasformazione digitale, con una quota del 30,5%. La città della Ghirlandina figura in top ten tra le province in Italia tra quelle che hanno effettuato almeno un investimento in intelligenza artificiale, classificandosi 6^ con il 10,1%. Le micro e piccole imprese modenesi, inoltre, prevedono 5.660 assunzioni, per cui sarà molto importante il possesso di competenze digitali 4.0: si tratta, nello specifico, di figure capaci di gestire le nuove tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robotica, che rappresentano una quota pari al 12,3% delle entrate complessive nelle micro e piccole imprese. Di queste, però, più di un’assunzione su due (precisamente il 57,1%) risulta di difficile reperimento.
«La transizione digitale – sottolinea e conclude Seghedoni – va supportata con interventi a misura di piccola impresa per sostenere gli investimenti in tecnologie 4.0. Di pari passo è importante investire nella formazione e creare consapevolezza nell’utilizzo di questi strumenti nei lavoratori. Come detto precedentemente, ogni strumento tecnologico, e a maggior ragione anche i nuovi dispositivi di intelligenza artificiale, sono il frutto di un’evoluzione del tempo in grado di aiutare, e non rimpiazzare, i lavoratori nei processi operativi più complicati e che possono essere automatizzati, in grado, così, di provare a risolvere, o quanto meno arginare, pure il problema della carenza di manodopera. Ma la fantasia, il knowhow e le capacità di chi si occupa di comunicazione e degli artigiani difficilmente saranno mai messi in discussione da strumenti tecnologici».