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Col progetto “La scuola diffusa” l’Istituto comprensivo di Castelvetro sperimenta nuove modalità didattiche

Col progetto “La scuola diffusa” l’Istituto comprensivo di Castelvetro sperimenta nuove modalità didatticheLa fine della scuola a Castelvetro ha portato con sé anche la conclusione de “La scuola diffusa”, un progetto sperimentale promosso dalle insegnanti delle scuole Don Gatti e Alice di Solignano, in collaborazione con il Comune di Castelvetro. Con approccio decisamente innovativo, il progetto ha letteralmente trasformato il paese in una “scuola diffusa”, con nuovi spazi e nuovi luoghi dedicati all’educazione e alla didattica. In pratica, per intere giornate, le classi della Don Gatti si sono trovate a svolgere le loro lezioni in Comune, presso la Biblioteca, nell’Acetaia Comunale, al Museo Fili d’oro a Palazzo e in diversi altri luoghi di Castelvetro.

Obiettivo di queste inedite attività è quello di allargare i confini della scuola tradizionale (quella svolta in classe con “lezioni frontali”), includendo collaborazioni con la cittadinanza e il territorio in ottica intergenerazionale, con il reciproco scambio di competenze tra studenti e cittadini della comunità.

“La scuola diffusa” è nato da un’idea della maestra Caterina Quadrini che è riuscita a coinvolgere colleghi, uffici comunali, associazioni, volontari e molti altri: «Il progetto nasce da un’osservazione attenta e appassionata della realtà degli alunni, dei loro bisogni e del contesto territoriale in cui sono immersi – dice l’insegnante -. La scuola diffusa è una possibilità per la scuola di re-inventarsi e di orientarsi al cambiamento in una prospettiva futura di più ampio sguardo».

Anche dal Comune di Castelvetro commenti positivi verso l’iniziativa: «È molto bella l’idea di una scuola diffusa e “fuori” dalla scuola – dichiara Giorgia Mezzacqui, vicesindaco e assessore alla scuola -. La vita caratterizza la pedagogia stessa e in qualche modo la supera con l’esperienza prima che con l’astrazione, provocando gli choc educativi che inducono curiosità, osservazione e solido apprendimento. Il fatto che siamo abituati a pensare all’infrastruttura scolastica come un luogo circoscritto alle quattro mura e composto da banchi e sedie non significa che la scuola non possa anche essere altro».