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La crisi delle piccole imprese del commercio e di bar e ristoranti incide pesantemente anche sull’economia del nostro territorio

La crisi delle piccole imprese del commercio e di bar e ristoranti incide pesantemente anche sull’economia del nostro territorioIn forte difficoltà le piccole imprese del commercio al dettaglio. In Italia nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora.

“Nella nostra Regione nell’anno 2022 il saldo delle imprese del commercio di vicinato è di -1253 – afferma Mauro Rossi, Presidente Provinciale Confesercenti Modena. Aprire una nuova attività di questo tipo, in un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è davvero arduo, come dimostra il calo delle aperture: nel 2022 in Italia sono nate solo 22.608 attività, il 20,3% in meno del 2021, perfino inferiori all’anno della pandemia. Anche nella nostra Provincia i dati 2022 sono pesanti: nel dettaglio solo 298 nuove attività, contro 515 cessazioni totali. Ma anche considerando le cessazioni al netto di quelle di aziende inattive, il saldo provinciale è di -122 imprese: la sola città di Modena nel 2022 vede un saldo negativo di 65 imprese del commercio di vicinato. In questa situazione è a rischio il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio la pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi. Occorre aiutare le piccole imprese a inserirsi e restare nel mercato con politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up, e con adeguate garanzie di reale accesso al credito”.

“Ma serve una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato – continua Mauro Rossi. E la crisi morde anche da vicino anche il comparto di bar e ristorazione, dove i margini economici sono crollati con l’aumento esponenziale dei costi energetici, delle materie prime e, in ragione degli aumenti inflattivi, degli affitti e del costo del denaro. Anche per questo settore diventa così difficile resistere e soprattutto investire: per la prima volta dopo anni assistiamo ad una frenata delle nuove attività. Vanno ripensati sostegni economici adeguati e mirati, così come misure di cedolare secca per gli immobili commerciali che premi fiscalmente i canoni di locazione calmierati” conclude Mauro Rossi.