Home Modena Antonio Ligabue in viaggio, da Modena a Reggio Emilia

Antonio Ligabue in viaggio, da Modena a Reggio Emilia

Antonio Ligabue in viaggio, da Modena a Reggio Emilia

Si è tenuta ieri, venerdì 4 novembre, presso il Teatro Fondazione Collegio San Carlo a Modena, la tavola rotonda sul tema Antonio Ligabue in viaggio, da Modena a Reggio Emilia, promossa da La Galleria BPER Banca in collaborazione con la Fondazione Palazzo Magnani.

Un momento di confronto sulla figura di Antonio Ligabue e su una delle sue opere principali – Autoritratto con cavalletto – che sarà protagonista di un viaggio fisico e simbolico da Modena, e dalla mostra Antonio Ligabue. L’ora senz’ombra, a cura di Sandro Parmiggiani, verso Reggio Emilia e l’esposizione L’arte inquieta. L’urgenza della creazione, curata da Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni negli spazi di Palazzo Magnani.

Ai saluti istituzionali di Sabrina Bianchi, responsabile Brand e Marketing Communication e del Patrimonio culturale di BPER Banca (riportati da Greta Rossi in qualità di coordinatrice de La Galleria BPER Banca), e di Davide Zanichelli, direttore della Fondazione Palazzo Magnani, hanno fatto seguito gli interventi di Sandro Parmiggiani e Giorgio Bedoni, che hanno fornito una lettura storico-artistica dell’opera, inserendola nell’economia dei progetti espositivi da loro curati e nel quadro valoriale di due realtà museali particolarmente attente a tematiche relative a diversità, inclusione e accettazione del sé. La tavola rotonda si è conclusa con la relazione di Chiara Bombardieri, responsabile dell’Archivio ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, che ha ricostruito la storia personale di Ligabue e la sua tormentata vicenda psichiatrica, facendo riferimento alle testimonianze documentari e ai testi di approfondimento presenti nel catalogo della mostra modenese.

«L’Autoritratto con cavalletto della collezione BPER Banca – ha spiegato Sandro Parmiggiani – è un dipinto assai significativo nel percorso di Antonio Ligabue. Per varie ragioni: non solo le dimensioni eccezionali (199 x 130 cm) e il periodo in cui fu realizzato (1954-55), nel quale l’artista aveva ormai conseguito i vertici delle sue capacità espressive ed è uscito dal cono d’ombra della sottovalutazione di quello che fa, giacché c’è qualcuno che comincia a commissionargli un quadro, ma alcuni elementi che ne fanno un’opera “emblema” di Ligabue, che dunque viene richiesta per una mostra che si tiene al Palazzo Magnani di Reggio Emilia. Innanzitutto, Ligabue si autorappresenta in modo insolito, non solo per la figura intera anziché il consueto mezzobusto, ma per l’immagine di sé che ci trasmette. Qui l’artista pare sicuro di sé, orgoglioso della propria identità d’artista (il pennello che fuoriesce dalla tasca della giacca e quello che tiene nella mano sinistra mentre sta dipingendo) e della sua stessa persona – siamo di fronte a un uomo che si erge solidamente sulla terra e, nella stessa conformazione della testa e del volto, meno tormentato di tanti altri autoritratti, dove rappresenta la sofferenza del vivere. A rendere poi ancor più significativo il dipinto, c’è la rappresentazione della vegetazione – descritta come il folto di una foresta, anche se si tratta della golena del Po – nella quale l’artista non rinuncia alla descrizione della natura come soggetto che partecipa a ciò che si sta svolgendo, c’è l’esplicito omaggio agli animali, da lui amati e considerati suoi compagni lungo la strada della vita (il gallo che tante volte ha dipinto sulle aie contadine e il cane, non solo simbolo, ma memoria di un brano tragico della sua vita (la sottrazione dell’animale che fu alla radice delle intemperanze che lo portarono al primo ricovero nel manicomio San Lazzaro nel 1937). Nel dipinto ritornano poi tutti i caratteri della pittura di Ligabue: l’ansia decorativa (la conformazione delle foglie e degli arbusti; i riquadri della giacca e la camicia a righe; il terreno segmentato che sta calpestando) e l’immagine di un’inquietudine cui non può rinunciare (il corvo che vola nel cielo, accanto alle due libellule; lo scarafaggio che s’avanza in basso a sinistra)».

«Nelle stanze della Mostra L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione – prosegue Giorgio Bedoni, in dialogo con Parmiggiani – l’Autoritratto con cavalletto di Antonio Ligabue è opera necessaria nell’esplorare l’identità dell’artista quando guarda alla propria realtà interiore e al mondo. In particolare questo dipinto apre alle prospettive evolutive di un artista che, immerso nel suo intimo scenario antropologico, la golena del Po e il suo personale bestiario, si rappresenta con l’identità sicura e certa, non dimenticando le note introspezioni pittoriche sulla propria fisiognomica dolorosa».

La Galleria BPER Banca ha scelto di prestare l’importante dipinto di Antonio Ligabue alla Fondazione Palazzo Magnani e alla mostra “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione”, di cui BPER Banca è sponsor, in un’ottica di apertura, condivisione, vicinanza ai territori e alle persone.

Dopo la fruizione modenese, Autoritratto con cavalletto sarà nuovamente accessibile al pubblico, dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023, negli spazi di Palazzo Magnani a Reggio Emilia, sede della mostra L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Contestualmente all’esposizione, la Fondazione Palazzo Magnani ha promosso un programma di eventi, mostre e performance denominato Identità Inquieta, di cui la monografica dedicata ad Antonio Ligabue, aperta al pubblico fino al 5 febbraio 2022, fa parte.

Per informazioni e approfondimenti: La Galleria BPER Banca (T. +39 059 2021598, lagalleria@bper.it, www.lagalleriabper.it); Fondazione Palazzo Magnani (T. +39 0522 444446, info@palazzomagnani.it, www.palazzomagnani.it).

Sandro Parmiggiani è critico e storico dell’arte, autore di testi in cataloghi di mostre e di saggi in cataloghi ragionati. Ha diretto fino al 2010 Palazzo Magnani a Reggio Emilia, curando mostre di pittura, scultura, fotografia, grafica e libri d’artista – nel 2005, un’antologica di Antonio Ligabue, artista poi presentato in Italia e all’estero. È stato docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Giorgio Bedoni, psichiatra e psicoterapeuta, insegna all’Accademia di Brera. Autore di saggi dedicati all’art brut e ai rapporti tra arte e psichiatria, ha curato mostre su questi temi in relazione all’arte contemporanea e del Novecento.