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Vendita di orologi contraffatti, un 31enne modenese sarebbe la mente del lucroso giro d’affari

Vendita di orologi contraffatti, un 31enne modenese sarebbe la mente del lucroso giro d’affariSu delega della Procura della Repubblica di Modena, i Finanzieri del Comando Provinciale di
Forlì hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, della somma complessiva di oltre 226 mila euro.
Il provvedimento cautelare reale, emesso dal Gip del Tribunale di Modena, è stato disposto nei confronti di un 31enne della provincia di Modena, gravemente indiziato di aver architettato un lucroso giro d’affari attraverso la compravendita online di orologi di lusso contraffatti, ceduti al pubblico a prezzi che oscillavano da un minimo di 180 euro ad un massimo di 2 mila, a seconda del modello e della qualità.

Con la stessa misura è stato anche disposto il sequestro preventivo e la contestuale chiusura/oscuramento dei profili e delle pagine social utilizzati dagli indagati su un importante social network. I reati contestati a 10 indagati, coinvolti a vario titolo nei fatti illeciti, sono quelli di commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione (arti. 474, comma 2 e 648 c.p.).

Il sequestro giunge al termine di investigazioni svolte dai Finanzieri del Gruppo di Forlì, i quali – attraverso il monitoraggio delle pagine social di un influencer forlivese che pubblicizzava orologi di prestigiose marche e all’esito di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Modena – sono risaliti agli indagati analizzando le numerose chat estrapolate dai dispositivi telefonici sequestrati. In questo modo, le Fiamme Gialle hanno individuato più di 600 acquirenti in tutta Italia.

L’analisi delle movimentazioni finanziarie loro collegate ha fatto emergere, in particolare, oltre 750 operazioni di compravendita, in relazione alle quali la Guardia di Finanza ha avviato, parallelamente, il corrispondente procedimento amministrativo per l’applicazione delle sanzioni pecuniarie a carico dei medesimi acquirenti.

Dall’attività investigativa è emerso che gli indagati hanno utilizzato il modello di vendita cd. “dropshipping”, un metodo applicabile all’e-commerce che consiste nel vendere un prodotto online senza averlo materialmente in un magazzino di stoccaggio (gli articoli non sono posseduti concretamente dal venditore, ma vengono proposti agli acquirenti facendo da tramite tra il pubblico e il fornitore); ciò al fine di celare la propria identità e rendere più difficoltosa l’individuazione dei canali di approvvigionamento della merce, nel caso di specie contraffatta.