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Casa e lavoro le priorità dei giovani modenesi

Casa e lavoro le priorità dei giovani modenesiAbitano ancora in famiglia, cercano un lavoro migliore (anche se uno su due ha già un impiego a tempo indeterminato), sono poco impegnati nell’associazionismo e usano abitualmente i social network. È questo, in estrema sintesi, il profilo degli under 29 residenti a Modena restituito dal “Rapporto sul benessere dei giovani modenesi”. L’indagine, sviluppata dall’istituto Demoskopica su input dell’assessorato alle Politiche giovanili del Comune, ha riguardato un campione di oltre 1.500 ragazzi e ragazze da 16 a 29 anni che vivono sul territorio. La ricerca è stata presentata nelle scorse settimane in commissione consiliare Servizi, presieduta dal consigliere Tommaso Fasano, introdotta dall’assessore alle Politiche giovanili Andrea Bortolamasi. L’indagine ha riguardato diversi temi tra loro connessi: la casa, il lavoro e la formazione, ma anche la mobilità urbana, la qualità della vita e le relazioni collettive.

CASA – Tralasciando la fascia di età più giovane, 16-18 anni, che sta completando gli studi scolastici e nella totalità dei casi abita ancora con i genitori, dalla ricerca emerge che il 67,7% dei giovani compresi nella fascia di età dei maggiorenni (19-29 anni) non ha lasciato il proprio nucleo familiare di origine a fronte del 32,3% che, invece, vive autonomamente. Una conseguenza, quest’ultima, probabilmente generata anche dal prolungarsi dei percorsi di formazione e dal dilatamento dei tempi di ricerca del lavoro. Non è un caso che per la maggiore parte dei ragazzi che abitano con la famiglia si profili la condizione di disoccupato di lunga durata: quasi due giovani su tre vivono questa condizione, infatti, col 43,6% degli intervistati che sta cercando lavoro da almeno sei mesi e il 35% da oltre 12 mesi.

LAVORO – La parziale, ma comunque significativa, difficoltà di accesso al mercato del lavoro genera uno scenario complesso dell’universo occupazionale. Da un lato si collocano gli “occupati” le cui tipologie contrattuali riguardano forme contrattuali di lavoro a tempo indeterminato per oltre il 45% degli interpellati e contratti di lavoro dipendente a tempo determinato per un terzo dei giovani; mentre una quota più ridotta, il 7,8%, dichiara un contratto di inserimento lavorativo, ossia di formazione lavoro o di apprendistato. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai “non occupati”, che soffrono per la mancanza di lavoro. E per modificare il loro status occupazionale provano a reagire in molteplici modi, dall’invio dei curriculum vitae ad aziende e agenzie (38,7%) all’utilizzo dei portali online di lavoro (26,6%). Non manca chi, in particolare l’11,7%, condizionato da una percezione di debolezza contrattuale, accetterebbe qualsiasi remunerazione, pure in “nero”.

FORMAZIONE – Il pieno inserimento nel contesto sociale e lavorativo dei giovani modenesi dipende anche dal grado di attenzione che le istituzioni del territorio dimostrano nei loro confronti. E, partendo dal dato sul grado di conoscenza e fruizione dei servizi, emerge che sei giovani su dieci, il 59,4%, è effettivamente consapevole dell’offerta. L’attenzione di oltre metà dei giovani modenesi (52,5%) riguarda tre aree principali: la ricerca di lavoro, e, per chi è già occupato, la possibilità di migliorare la propria condizione occupazionale oppure di ottenere un nuovo impiego (26,9%); l’orientamento sulla scelta della facoltà e proseguimento degli studi universitari (14,9%); l’offerta formativa presente sul territorio a cui guarda con interesse e su cui vorrebbe avere supporto e consulenza il 10,7% degli intervistati.

RELAZIONI COLLETTIVE – L’indagine restituisce una generale bassa partecipazione da parte dei giovani modenesi alle associazioni-organizzazioni, in linea con quanto accade nel resto del Paese. Le diverse forme d’impegno pubblico interessano, infatti, una quota minoritaria dei ragazzi: in particolare, più di due su dieci partecipano ad associazioni studentesche e sportive, rispettivamente il 26,9% e 22,8%; un intervistato su dieci prende parte, poi, alle attività di associazioni culturali e ricreative (12,9%), religiose (11,5%) e di volontariato sociale assistenziale e sanitario (10,1%). Le quote di partecipazione più basse, infine, si registrano per i partiti politici (5,9%) e i sindacati (4,1%). Spostando l’analisi sul tempo libero, la maggior parte dei giovani ha dichiarato di usare tutti i giorni i social network (77,9%) o un personal computer (68,8%). Per circa sei giovani su 10, inoltre, prevale l’ascolto di musica, mentre circa la metà del campione guarda la tv (48,5%). Invece solo tre under 29 su dieci “vedono” quotidianamente gli amici (30,5%) e ancora di meno è la percentuale di intervistati che dichiara di passare il tempo libero con parenti e familiari (17,1%).