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Rapporto Regione-Unioncamere: cresce l’economia dell’Emilia-Romagna

Rapporto Regione-Unioncamere: cresce l’economia dell’Emilia-RomagnaUna regione che si conferma locomotiva del Paese, pur con una crescita più lenta del previsto. Un’economia resiliente e vitale, che nel 2023 è stata messa alla prova dall’emergenza alluvione che ha colpito alcune aree dell’Emilia-Romagna, unitamente ai riflessi dello shock dei costi energetici del 2022, forti picchi di inflazione e scenari geopolitici ed economici internazionali tra i più instabili degli ultimi decenni.

È questa la fotografia dell’Emilia-Romagna, tra presente e futuro, che si ricava dal ‘Rapporto sull’economia regionale 2023’, realizzato in collaborazione tra Regione e Unioncamere, presentato oggi a Bologna.

Emerge dal Rapporto 2023 un’Emilia-Romagna protagonista del cambiamento, piattaforma di innovazione, capace di sviluppare le filiere ad alta tecnologia. Una regione che ha viaggiato a ritmi sostenuti fintanto che le condizioni internazionali lo hanno consentito e che ora diventa laboratorio di nuove idee per intercettare le trasformazioni in atto, anche nel campo dell’economia sociale. Così la strada da imboccare nei prossimi anni, per non lasciare indietro nessuna impresa e lavoratore, è quella di ‘avere cura’: il sistema socioeconomico dovrà accompagnare nella transizione, come un’unica grande comunità, le fragilità esistenti e le vulnerabilità emergenti.

Nel 2023 la variazione del Pil regionale si dovrebbe attestare al +0,7%, mentre per il prossimo anno si stima un incremento analogo (+0,6%), che nel 2025 potrebbe tornare attorno all’1%. Sul fronte dell’occupazione, 31mila nuovi occupati nei primi nove mesi dell’anno, tasso di disoccupazione fermo al 4,8% nel 2023 e previsto in ulteriore calo nel 2024.

Nei primi nove mesi del 2023, le imprese emiliano-romagnole hanno esportato beni e servizi per 63,8 miliardi di euro (a valori correnti, confermando la seconda posizione dell’Emilia-Romagna tra le regioni italiane, con il 13,7 % delle vendite estere nazionali, dopo la Lombardia e prima del Veneto. In rapporto alla popolazione residente l’Emilia-Romagna con 14.406 euro di export pro-capite è la prima regione in Italia, con un valore pari al 182 per cento del dato medio nazionale (7.928 euro pro-capite). Seguono il Veneto (12.665 euro), il Friuli-Venezia Giulia (12.581 euro) e la Lombardia (12.262 euro).

“Ripartita di slancio dopo lo stop causato dalla pandemia, l’Emilia-Romagna è tornata protagonista con la sua capacità di conseguire risultati migliori rispetto al resto del Paese- ha detto l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla-. Lo ha fatto puntando in modo deciso sui sistemi innovativi evoluti, sviluppando le grandi filiere tecnologiche che cambieranno il futuro, a partire da Big Data e Intelligenza artificiale con il tecnopolo di Bologna, passando per la rete regionale dell’alta tecnologia, le filiere green e quelle energetiche. Senza dimenticare il grande investimento sulle competenze e sui saperi. Per fronteggiare l’attuale contesto di decelerazione della crescita economica, dovuto agli effetti dell’instabilità del contesto internazionale, la Regione proseguirà nelle proprie politiche volte a sostenere gli investimenti in innovazione, che devono coinvolgere anche il settore oggi più debole, quello dei servizi, per creare lavoro di qualità e garantire la tenuta sociale”.

“Tante le sfide difficili affrontate nel 2023 ma l’Emilia-Romagna arriva a fine anno con previsioni migliori rispetto ad altre aree in Italia ed in Europa – ha evidenziato Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Emilia-Romagna – Un vantaggio costruito nonostante l’aumento dei prezzi di energia, delle materie prime, l’inflazione anche in doppia cifra ed un costo del denaro finora in continuo rialzo. Le imprese della regione hanno mantenuto i livelli occupazionali e se non avessero avuto difficoltà nel trovare le professionalità cercate ora avremmo livelli di crescita ben maggiori. Il 2024 si apre con un cambio di velocità: nella dinamica degli scambi internazionali, soprattutto nell’area euro, nell’accelerazione della pervasività che acquisirà l’intelligenza generativa. Le imprese sanno cosa fare. I giovani sanno che fortuna è studiare e lavorare qui. Uniamo i due poli, e la velocità, anche nelle difficoltà, sarà ancora nostra”.

I dati dei settori
Il comparto industriale nel 2023 vede una flessione del valore aggiunto del 2%, dovuto principalmente all’instabilità internazionale. Dopo la forte contrazione del 2020 determinata dalla pandemia, le imprese industriali avevano avviato un percorso virtuoso che si è tradotto in dieci trimestri di incrementi del fatturato, dinamica interrotta dal calo (-1,3% per cento, senza tenere conto dell’effetto dell’inflazione) registrato a settembre 2023. La frenata trova conferma nella diminuzione del 4,7% della produzione e nella flessione degli ordinativi, sia quelli relativi al mercato interno sia quelli esteri, e nel calo delle esportazioni, -1,8% (al netto dell’inflazione).

Le esportazioni nei primi nove mesi del 2023 sono cresciute di circa 900 milioni di euro rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (+1,4 per cento). Tra i principali partner commerciali tengono Francia e Regno Unito, l’export verso la Germania presenta gli stessi valori del 2022, in flessione il mercato statunitense (-1,9 per cento) e, soprattutto, quello cinese (-2,1 per cento).

Le costruzioni vedono progressivamente esaurirsi la forza propulsiva degli incentivi. Il 2023 chiuderà ancora in soglia positiva nonostante la flessione del secondo semestre. Per il 2024 è attesa una diminuzione del 3,7% del comparto edile, tendenza che proseguirà anche nel 2025.

In flessione l’agricoltura: l’alluvione e, più in generale, le difficili condizioni climatiche stanno determinando una perdita di valore aggiunto stimata in oltre il 3%, con ripercussioni anche negli anni successivi.

Dati positivi per il settore dei servizi: 2% l’incremento del valore aggiunto previsto per il 2023. Il terziario vale oltre i due terzi dell’intero Pil regionale.

Buoni anche i numeri del comparto turistico: nonostante l’alluvione nei primi dieci mesi dell’anno l’industria turistica regionale chiude i primi nove mesi del 2023 con 55,5 milioni di presenze, in aumento dell’1,7% rispetto ai 54,5 milioni registrati nel 2022, segnando un completo recupero rispetto ai valori pre-pandemia. Gli arrivi turistici si attestano su oltre 12,2 milioni, con un +6,6% rispetto al 2022 e un +2,7% rispetto al 2019.

Per quanto attiene alla demografia delle imprese, al 30 settembre 2023 le imprese attive in Emilia-Romagna erano 394.772, in diminuzione di 4.407 unità (-1,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È infatti in atto una trasformazione del sistema economico, che premia le aggregazioni e la qualità delle imprese. L’accelerazione di questo cambiamento spiega la diminuzione tendenziale più consistente rilevata negli ultimi 8 anni. Nel dettaglio, diminuiscono le imprese femminili (-712, -0,8%), crescono quelle giovanili (+201, +0,7%) e quelle straniere (+1.085, +2%).