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Nasce a Modena il ‘Welfare DataLab’ per politiche sociali sostenibili

Nasce a Modena il ‘Welfare DataLab’ per politiche sociali sostenibiliCondividere le informazioni e integrare i dati per costruire uno luogo di conoscenza e di analisi utile a costruire politiche pubbliche di welfare locale sempre più rispondenti ai complessi bisogni sociali che emergono, anche in ottica previsionale. Questo l’obiettivo del progetto pilota “Welfare DataLab: per un welfare sostenibile” che nasce nel più ampio Accordo Quadro siglato tra il Comune di Modena e l’Università di Modena e Reggio Emilia nel 2021.

Al Welfare DataLab promosso dal Comune di Modena e dal Dipartimento di economia Enzo Biagi di Unimore, partecipano inoltre l’Azienda sanitaria locale di Modena e le sedi di Modena di Agenzia Regionale per il lavoro Emilia-Romagna e di Inail.
A sancire l’avvio del progetto, dopo l’approvazione della convenzione da parte della Giunta comunale è la firma del Protocollo operativo avvenuta in Municipio nella mattinata di mercoledì 15 marzo. A siglare l’accordo sono stati il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, la direttrice generale dell’Ausl Anna Maria Petrini, il direttore del Dipartimento di Economia Marco Biagi Tommaso Fabbri, il direttore dell’Inail sede di Modena Gianluca Napolitano e il dirigente Servizio Centro 2 Ambiti territoriali di Modena e Reggio Emilia dell’Agenzia Regionale per il lavoro Marco Melegari.
Erano inoltre presenti l’assessora a Politiche sociali, Accoglienza e integrazione, Agenzia casa Roberta Pinelli e il professore Massimo Baldini del Dipartimento di Economia che attraverso alcuni esempi concreti ha mostrato come agirà il Welfare DataLab, innanzitutto partendo dall’analisi delle povertà e del problema abitativo.
La pandemia da Covid 19, unitamente a crisi economica ed energetica, globalizzazione dei fenomeni sociali, flessibilizzazione del mercato del lavoro e persistente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, hanno reso ancora più evidente la complessità dei bisogni sociali, oltre ad averne generati di nuovi e hanno reso urgente la necessità di informazioni utili a elaborare e milgiorare politiche pubbliche locali capaci di ridurre le disuguaglianze sociali.
Il Welfare DataLab intende mettere a sistema le fonti informative disponibili, utili a programmare politiche di welfare sostenibili e a individuare i potenziali beneficiari.
Raccogliere e organizzare dati che confluiranno all’Università in forma anonima, è il primo asse del progetto; analizzarli in chiave valutativa, con tecniche quali-quantitative e previsionali è il secondo. Il risultato atteso è una base informativa dinamica associata ad una sofisticata competenza analitica, assicurata dall’apporto dell’Università, a supporto dei processi di formulazione degli obiettivi strategici e operativi, di progettazione degli interventi e di valutazione degli impatti, nel quadro di una governance territoriale orientata alla sostenibilità.
La governance del protocollo sarà garantita, infatti, da un Comitato di Indirizzo, composto da rappresentanti delle organizzazioni firmatarie e allargato a rappresentanti del mondo imprenditoriale, sindacale e del Terzo Settore.
Inoltre, i principali risultati prodotti dal Welfare DataLab saranno resi pubblici con iniziative seminariali e attraverso i principali canali di comunicazione delle organizzazioni coinvolte.

POVERTÀ E BISOGNO ABITATIVO

Dal 2017 al 2022 la spesa del Comune di Modena per prestazioni erogate ai cittadini bisognosi attraverso la rete dei Servizi sociali è passata da circa 2 milioni e 800mila euro a quasi 5 milioni e 370mila euro. Di pari passo i nuclei beneficiari sono passati da 1.334 a 2.397, anche se nel 2021, per effetto dei sostegni volti a ridurre l’impatto socio-economico della pandemia, furono addirittura 3.193 i nuclei beneficiari.

Questi i dati aggregati che, al di là delle statistiche, non aiutano molto a capire i problemi e come affrontarli. Quali caratteristiche hanno le famiglie che chiedono assistenza, quali problemi hanno (casa, lavoro, salute…) e dove abitano? Perché sono cadute in povertà, come sono cambiati nel tempo i problemi socio-economici delle famiglie modenesi e come incide la povertà sul loro stato di salute. Chiedono gli aiuti a cui avrebbero diritto e in quale misura i problemi dei genitori si trasmettono ai figli?

Sono interrogativi da porsi se si vuole analizzare i tanti aspetti della povertà a Modena per poter orientare politiche di welfare sostenibili in grado di incidere sulle disuguaglianze. A questo intende contribuire il progetto Welfare Data Lab, (promosso nell’ambito dell’Osservatorio per la sostenibilità territoriale) a cui hanno dato vita Comune di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Ausl, Agenzia Regionale per il Lavoro e Inail di Modena.

La condivisione delle banche dati, insieme all’analisi dei nuovi rischi sociali, potrà consentire di ottenere quel patrimonio di conoscenza indispensabile per programmare politiche sociali sostenibili.

Accanto alle povertà, l’abitare è uno dei primi ambiti su cui il Welfare DataLab sarà impegnato. A Modena ci sono 2.705 alloggi Erp (Edilizai residenziale pubblica) ma oltre mille domande in lista d’attesa. Sono oltre 500 gli alloggi dati in locazione attraverso Agenzia Casa, dove l’intermediazione del Comune offre garanzie al piccolo proprietario che accetta di affittare a canoni concordati, ma restano in lista d’attesa di un alloggio 1.200 famiglie. E a fronte dei 1.500 contributi alla locazione assegnati lo scorso anno grazie alle risorse del Fondo regionale per l’affitto, le domande totali sono state addirittura 3.800.

Il bisogno abitativo costituisce, quindi, una criticità non solo per le famiglie fragili seguite dai Servizi sociali per problematiche sociali complesse, alle quali la casa viene garantita con interventi di supporto. Dall’Osservatorio del servizio sociale emerge, infatti, che anche a Modena ci sono sempre più famiglie “vulnerabili” in difficoltà nel pagamento dei canoni di locazione sul libero mercato, che storicamente non si rivolgono ai servizi sociali, poiché il loro problema è di natura principalmente economica. Quante famiglie sono a rischio di non poter mantenere la propria casa, quali caratteristiche hanno e dove vivono, quanto incidono sul loro reddito i costi abitativi? Sono domande a cui il Comune vuol dare risposta per affrontare il problema all’interno di politiche abitative che favoriscano il reperimento di un alloggio a canone calmierato e per agire in un’ottica di prevenzione evitando per alcune famiglie “scivolamenti” nella povertà.

Interessante sarà, inoltre, capire quali connessioni ci sono tra povertà, problematiche abitative e sanitarie. In particolare, la collaborazione dell’Azienda sanitaria consentirà la condivisione di risultati di analisi statistiche sui data set anonimizzati delle sorveglianze Passi (18-69enni) e Passi d’Argento (ultra 64enni) che raccolgono informazioni sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche. Poter incrociare i dati e indagare l’associazione tra stato di salute, unhealty days, prevalenza di alcune patologie croniche, stili di vita e adesione ai programmi di screening oncologici con le variabili demografiche e socio economiche (come età, genere, cittadinanza, livello di istruzione, difficoltà economiche, condizione lavorativa, stato civile) consentirà di alimentare modelli statistici e simulazioni fondamentali per programmare interventi e politiche.

Inoltre, integrare i dati a disposizione di diversi settori dell’amministrazione comunale con quelli di Inail e Centro per l’Impiego permetterà di avere un quadro completo di tutti gli interventi erogati a sostegno di ciascun nucleo beneficiario e di sapere se ci sono rioni dove i problemi sono più concentrati o categorie di persone che si trovano vicino alla soglia di rischio povertà abitativa, lavorativa, culturale, educativa o sanitaria.