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Giornata del malato. La Carezza delle Parole, la poesia per i pazienti ricoverati al Centro Oncologico

Giornata del malato. La Carezza delle Parole, la poesia per i pazienti ricoverati al Centro Oncologico

La Carezza delle Parole per i pazienti del Centro Oncologico Modenese. Oggi, in occasione della Giornata del Malato, sei poeti modenesi hanno declamato le loro poesie per i pazienti ricoverati e i loro famigliari. L’evento, organizzato col patrocinio del Centro di Servizio per il Volontariato Terre Estensi di Ferrara e Modena, si è svolto dalle 16 alle 17,30 nella sala di attesa al 3° piano del Centro Oncologico al Policlinico. I poeti – Maria Cristina Barbolini, Marco Bini, Elisa Nanini, Stefano Serri, Laura Solieri, Kabir Yusuf Abukar – sono stati accolti dalla dottoressa Michela Maur, oncologa del Policlinico, dal dottor Andrea Berti, coordinatore infermieristico dell’Oncologia e dal dottor Paolo Barbieri, Responsabile del Servizio Comunicazione e Informazione.

I protagonisti di questa iniziativa sono un gruppo di poeti modenesi che da tempo collaborano in diversi eventi, tra cui il Poesia Festival. 

Nei momenti difficili della vita, certe parole sanno raggiungerci e confortarci in maniera profonda, non scontata, autentica – spiega Laura Solieri, giornalista modenese e poetessa, ideatrice dell’incontro al Com – La poesia ha questo dono: arriva ovunque, in modi a volte inaspettati, parla ai nostri cuori, accarezza le nostre ammaccature interiori. Questa iniziativa nasce dalla volontà di condividere parole e poesie con persone che non stanno attraversando un periodo facile, per incontrarci in versi e pensieri che speriamo possano avvicinarci. Grazie all’adesione di diversi amici poeti, con i quali da tempo partecipo a vari eventi sul territorio, e grazie alla disponibilità dell’AziendaOspedaliero – Universitaria di Modena che ha accolto con entusiasmo la nostra proposta, siamo riusciti a realizzare questo incontro, particolarmente sentito da tutti noi.

 “La malattia oncologica – chiarisce la dottoressa Michela Maur – nel momento in cui viene comunicata crea attorno al paziente e ai famigliari un mondo di sbigottito silenzio e apre le porte ad una sofferenza spesso indicibile. Tante, troppe volte ci si trova di fronte all’impossibilità di condivisione empatica con il paziente e con i suoi famigliari proprio per la mancanza delle parole giuste, rischiando di nascondersi dietro il linguaggio della scienza. Ecco perché credo che un incontro con la poesia, dentro questo luogo di cura, grazie a persone che oggi sono qui a dedicare il loro tempo, sia un modo per ritrovare le parole mancanti, quelle che per la loro stessa natura poetica penetrano nell’animo e ci fanno sentire tutti più vicini”.