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La Regione Emilia-Romagna conferma per il 2023 l’impegno per il reddito di libertà

La Regione Emilia-Romagna conferma per il 2023 l’impegno per il reddito di libertàLa Regione Emilia-Romagna conferma anche per il 2023 l’impegno a favore delle donne vittime di violenza: il bilancio 2023 approvato dalla Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini, atteso ora all’esame dell’Assemblea legislativa, prevede infatti 1,3 milioni di euro per il cosiddetto “Reddito di libertà”. La misura è rivolta alle donne vittime di violenza e prevede l’erogazione di un assegno mensile fino a 400 euro per un periodo massimo di un anno. L’Emilia-Romagna è fino a oggi una delle regioni maggiormente impegnate a integrare le risorse ministeriali.

“Oggi è la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne e sono molto fiera di celebrarla con un impegno concreto -commenta l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori-. Anche per il prossimo anno, infatti, prevediamo di destinare 1,3 milioni di euro per sostenere le donne vittime di violenza tramite il reddito di libertà. Grazie all’impegno aggiuntivo della Regione contiamo di accogliere sempre più domande: anche quelle che non avrebbero avuto risposta con i fondi limitati assegnati dal ministero. Nessuna donna vittima di violenza dovrà sentirsi lasciata sola”.

Secondo i dati forniti dall’INPS, infatti, dall’entrata in vigore della misura al 23 novembre 2022, su 441 domande accolte in Emilia-Romagna, 264 sono state pagate grazie alle risorse regionali.

 Cos’è il reddito di libertà e a chi è rivolto

Accompagnare le donne che hanno subito violenza in un percorso di autonomia per sé, ma anche per i propri figli. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo fondamentale del reddito di libertà, un assegno cumulabile con altre misure di sostegno, come il reddito di cittadinanza, che viene erogato dall’Inps, cui la Regione Emilia-Romagna ha trasferito per il 2022 la propria quota di 1,3 milioni di euro, confermata per l’anno prossimo.

Destinatarie sono le donne con figli minori o senza figli, seguite da un Centro antiviolenza ufficialmente riconosciuto e in condizioni di bisogno economico. Per questo, la domanda che le interessate possono fare al proprio Comune di residenza deve essere corredata oltre che da un’attestazione del Centro antiviolenza relativa al percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso, anche da una certificazione dei Servizi territoriali che attesti le condizioni di difficoltà socio-economica. L’assegno viene erogato in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, pari dunque a 4.800 euro. Tra le spese che possono essere coperte anche quelle per l’istruzione e la formazione dei figli.