Home Modena Accogliere in famiglia una persona con disagio psichiatrico. A Modena si può...

Accogliere in famiglia una persona con disagio psichiatrico. A Modena si può fare: il Progetto IESA festeggia il primo decennio di attività

Accogliere in famiglia una persona con disagio psichiatrico. A Modena si può fare: il Progetto IESA festeggia il primo decennio di attivitàUn’esperienza di incontro e arricchimento umano per un percorso di cura che prende vita nella comunità. Festeggia oltre dieci anni di attività il progetto di Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti con disagio psichico (IESA). Nato nel 2011, su iniziativa dell’Organizzazione di Volontariato ‘Rosa Bianca’, il programma ha immediatamente incontrato il supporto del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Modena e dei Servizi Sociali del Comune di Modena. In particolare, il progetto consiste nell’accoglienza di un paziente in una famiglia diversa da quella di origine, per condividere consuetudini, relazioni e abitazione.

L’inserimento è supportato, la persona con disagio psichico continua infatti a essere seguita dai propri curanti di riferimento e la famiglia ospitante è affiancata dal Team Operativo IESA preposto al monitoraggio e al sostegno della relazione tra ospite e famiglia. In questa vera e propria metodologia di cura, avviene uno scambio di bisogni e risorse: la famiglia mette a disposizione la propria abitazione e la propria capacità di prendersi cura e di stabilire reti di relazioni, in una modalità part-time o full-time; l’ospite offre l’unicità della propria esperienza, il proprio desiderio di appartenenza e un contributo economico destinato alla famiglia (erogato da AUSL, Comune e, ove possibile, dal paziente stesso).

Il progetto e la sua storia ormai ultra-decennale sono stati illustrati dalla psicologa psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl Cecilia Giuliani, insieme alla vicepresidente di ‘Rosa Bianca’ Eleonora Bertacchini, psichiatra. Con loro due famiglie IESA e i membri del Team Operativo: Nadia Marchesini, presidente di ‘Rosa Bianca’; Giulia Pratesi, psicologa collaboratrice di Rosa Bianca; Valentina Carnevali, psicologa psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale e Laura Marcolini, infermiera del Dipartimento di Salute Mentale.

L’inserimento eterofamiliare trae le sue origini nel XIII secolo d.C. a Geel, in Belgio, grazie alla leggenda di Santa Dymphna, protettrice dei folli (Aluffi G., 2001), figura che si ricorda proprio nella giornata del 31 maggio. I miracoli di guarigione accaduti a chi pregava o faceva visita alle sue reliquie cominciarono a incoraggiare il pellegrinaggio, tanto che i pellegrini con disagio psichico venivano ospitati dalle famiglie autoctone durante la permanenza, in un modello di comunità che cura attraverso le relazioni. Questo metodo alternativo al manicomio ha funto da modello per le comunità terapeutiche in un’ottica di deistituzionalizzazione.

Dall’avvio dello IESA nel 2011 il Team Operativo ha incontrato oltre 80 famiglie candidatesi per l’accoglienza e circa 70 candidati ospiti. Trenta i progetti di convivenza attivati, per la maggior parte in modalità part-time, 12 quelli in corso attualmente ed uno in partenza.

“Ciò che continua a sorprendere di questa metodologia terapeutica è la sua origine tanto antica ma tutt’ora innovativa, in cui la cura esce dalle mura delle istituzioni per tornare nei luoghi della vita, fatti di case e relazioni – dichiara la psicologa e psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl, Cecilia Giuliani -. Accogliere o trascorrere un po’ di tempo con una persona che soffre di disagio psichico: una pazza idea che arricchisce tutti dal punto di vista umano in un modo economicamente sostenibile”.

“Come Organizzazione ‘Rosa Bianca’ vogliamo valorizzare e promuovere la cultura dell’accoglienza a fianco delle Istituzioni – spiega Nadia Marchesini, presidente di ‘Rosa Bianca’ -. L’incontro tra famiglia e ospite produce un’opportunità di benessere, in un cammino di maggiore libertà”.

“Una comunità che voglia essere inclusiva – afferma l’assessora alle Politiche Sociali e Integrazione del Comune di Modena, Roberta Pinelli – deve saper accogliere e prendersi cura delle persone fragili. I Servizi sociali sono impegnati insieme al Centro per la salute mentale in una vasta gamma di progetti rivolti a persone con disagio psichico. Per la persona ospitata l’offerta di un ambiente familiare ha un valore terapeutico e riabilitativo, ma non bisogna sottovalutare l’arricchimento che trae la famiglia ospitante, potendo anche contare sul supporto di un’equipe operativa, e con la famiglia stessa anche la sua rete di relazioni e quindi l’intera comunità in termini di coesione e solidarietà”

Alcuni video a testimonianza del progetto saranno visibili nei prossimi giorni sulla pagina dedicata www.ausl.mo.it/progetto-iesa e vedono come testimonial d’eccezione il cantante Paolo Belli. Seguiranno altre clip nelle prossime settimane.

Altri materiali sul progetto sono consultabili alla pagina www.rosabiancamodena.it

L’accoglienza in famiglia

Il progetto si rivolge ad adulti con disagio psichico in carico al Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl e ai Servizi Sociali del Comune di Modena, oltre che all’intera cittadinanza. L’idea alla base è che l’incontro tra umanità sia una risorsa e un’opportunità per migliorare la qualità delle proprie vite e acquisire benessere. Questa cura extra-istituzionale favorisce poi un alleggerimento del carico sui servizi socio-sanitari e sulle famiglie di origine, bisognose di aiuti per sostenere l’impegno assistenziale.

I progetti possono essere svolti in modalità full-time (coabitazione tra ospite e famiglia, che mette a disposizione la propria casa) o part-time (condivisione di tempo e abitudini mantenendo ciascuno la propria abitazione di origine). Fondamentale nel reperimento delle famiglie è l’Organizzazione di Volontariato ‘Rosa Bianca’ che svolge attività culturali e di divulgazione finalizzate a sensibilizzare la cittadinanza sul tema del disagio psichico.