“Domani il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sarà a Carpi per una visita ufficiale legata alle celebrazioni per la Giornata della Memoria.
Non sappiamo quali impegni preveda l’agenda del Ministro nella giornata di domani, ma ci piacerebbe che trovasse il tempo e il modo di visitare una scuola e, uscendo dai formalismi del ruolo istituzionale, si fermasse a parlare con le lavoratrici e i lavoratori della scuola – gli insegnanti, i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi, i dirigenti scolastici – e chiedesse loro di farsi raccontare cosa sta succedendo nelle scuole in questo periodo.
Avrebbe modo di rendersi conto che la realtà è decisamente diversa dalla narrazione ufficiale e che le enormi difficoltà quotidiane stanno riducendo allo stremo un intero settore, a partire dalla gestione di protocolli sclerotici e farraginosi che hanno trasformato le scuole in depandances delle ASL: succede a causa del sistema di tracciamento e di comunicazione ormai saltato, per cui le comunicazioni delle scuole arrivano in tempo reale, quelle sanitarie con ritardi clamorosi. E in tutto questo le famiglie si riversano sulle segreterie e sui docenti di riferimento.
Avrebbe anche modo di rendersi conto che il problema delle scuole oggi non è più quello delle classi totalmente in presenza o completamente in DaD (tema su cui dal Ministero si continuano a fornire numeri “rassicuranti”), bensì quello delle centinaia e centinaia di classi in DDI, in didattica mista, con parte degli studenti in presenza in aula e parte collegati da casa. Con difficoltà enormi di gestione di queste situazioni e ricadute evidenti sulla didattica e sugli apprendimenti.
Avrebbe anche modo di rendersi conto che a causa di tutto questo i carichi di lavoro si sono moltiplicati per tutti: si va a casa alla sera senza sapere se il giorno dopo si farà lezione in presenza, a distanza o in modalità mista; si passa il sabato e la domenica al telefono o al pc a verificare in tempo reale la situazione delle comunicazioni delle famiglie, per capire cosa si potrà fare e cosa no la settimana successiva.
Si renderebbe conto anche che le numerose assenze del personale (oggi da una scuola della provincia modenese ce ne segnalano ben 35 su poco più di 160 dipendenti) comportano difficoltà che quando va bene sono in parte risolte dal ricorso a lunghi e continui straordinari, mentre in non pochi casi invece tocca fare veri e propri salti mortali.
Se escludiamo il mondo della sanità, nessun altro settore e nessun’altra categoria di lavoratori hanno avuto un impatto così devastante dagli effetti della crisi pandemica, come è invece accaduto per la scuola e per i suoi lavoratori. E lo stesso vale per gli studenti e le famiglie.
Un impatto che ha stravolto tempi di vita e tempi di lavoro, che sta avendo conseguenze fisiche ed emotive sulle persone, sui lavoratori.
Quegli stessi lavoratori che tengono in piedi le scuole e garantiscono ogni giorno presenza e sostegno agli studenti e alle loro famiglie, e che continuano a farlo nonostante l’umiliazione e la mortificazione di retribuzioni tra le più basse in Europa.
E allora, Ministro, ci vada davvero in una scuola e parli di tutto questo con chi la vive: capirà, forse, che le rassicurazioni, le belle parole, le promesse non mantenute, di fronte al disagio e all’esasperazione non bastano più. Non solo: sono inutili, stucchevoli, e sanno un po’ anche di presa in giro.
Adesso non servono le pacche sulle spalle, adesso servono i fatti: programmazione vera, e non improvvisazione; realtà e concretezza, e non ottimismo un tanto al chilo. E poi risorse, personale in più, spazi e riconoscimenti economici.
E’ già tardi e stiamo pagando pesantemente i mancati interventi decisivi degli anni scorsi. Se si perde ancora tempo e non si interviene su tutto questo i danni saranno davvero irreparabili, per i lavoratori e per le generazioni più giovani.
E qualcuno dovrà assumersene le responsabilità”.
(Claudio Riso, segretario sindacato scuola Flc/Cgil Modena)