Il crollo del fatturato delle piccole imprese emiliano romagnole tra il 2019 e il 2020 è del 24,9%. Il dato, molto pesante emerge da una rilevazione dell’ufficio studi Lapam Confartigianato che, a febbraio 2021, ha svolto circa 800 interviste a micro-piccole imprese e imprese artigiane dell’Emilia Romagna, comprendendo un nutrito gruppo di realtà reggiane. L’indagine pone l’accento su tematiche differenti: dinamica passata (2020) e futura (primi nove mesi 2021) del fatturato, previsioni di recupero livelli fatturato pre-Covid, strategie di risposta alla crisi, digitalizzazione e Piano Transizione 4.0.
Nel 2020, come detto, il calo medio complessivo del fatturato per le MPI in regione, rispetto al 2019, si attesta sul -24,9 e per la prima metà dell’anno in corso le imprese emiliano romagnole prevedono invece una riduzione dei ricavi del 15,6%.
Le categorie di MPI che segnalano perdite più pesanti (superiori del 30%) di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 sono: trasporto persone, alimentari (rosticcerie/cibi d’asporto, birrifici, pasticcerie, etc…), lavanderie, moda. Sono le stesse imprese che prevedono di iniziare l’anno 2021 registrando variazioni tendenziali del fatturato negative e più ampie rispetto alla riduzione media. Più ampi rispetto alla media i cali di fatturato segnalati dalle imprese di micro-piccola dimensione che esportano (-27,4%) e quelle che sia in modo diretto che in modo indiretto intercettano la domanda turistica (-33,7%).
Tornando all’indagine Lapam rispetto alla capacità delle MPI di recuperare i livelli di fatturato pre-Covid, più della metà delle imprese indagate (52,2%) esprime incertezza rispetto all’andamento futuro del mercato e dichiara quindi di non essere in grado di prevedere quando avverrà il recupero; incertezza che deteriora le aspettative degli imprenditori sulla base delle quali si parametra la domanda di lavoro e quella per investimenti. La restante quota (47,8%) di imprenditori in media prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre-emergenza sanitaria entro la prima metà del 2022.
Poco meno della metà delle imprese, il 46,2%, risentono in modo particolare delle conseguenze della pandemia, tanto da temere seriamente di riuscire a superare la prima metà dell’anno in corso.
“Si tratta – spiega il presidente Lapam, Gilberto Luppi – di imprese vitali, che nonostante tutto sono riuscite a sopravvivere allo shock conseguente alla diffusione del virus fino ad ora, ma che adesso, trascorso quasi un anno, devono fare i conti con un mercato ancora non favorevole al loro business. Va però tenuto conto che queste MPI, che oggi si trovano davanti un mercato che risente ancora delle limitazioni per il contenimento della pandemia, avrebbero quasi certamente ancora spazio nel mercato post pandemia”.
Rispetto al prossimo futuro l’indagine Lapam Confartigianato evidenzia come l’81,7% delle imprese che hanno partecipato al sondaggio intende affrontare i prossimi mesi introducendo almeno un cambiamento, in particolare: ampliare il numero di committenti (65,8%), produrre nuovi beni e offrire nuovi servizi non connessi all’emergenza (44,5%), attivare nuovi canali di vendita (43,6%), entrare in nuovi mercati (39,6%), diversificare la produzione (35,9%), attivare nuove relazioni d’imprese (reti d’impresa, ATI, etc…) (27,5%), produrre nuovi beni e offrire nuovi servizi connessi all’emergenza (26,4%) e accelerare la transizione digitale (24,8%).
Infine il tema della transizione e della digitalizzazione. La quota di micro e piccole imprese in regione che esprime l’intenzione di voler usufruire delle misure e risorse messe in campo dal Piano Transizione 4.0 si attesta al 16,9%, mentre sempre l’indagine Lapam evidenzia come il 9,8% delle imprese indagate abbia aumentato il proprio tasso di digitalizzazione, introducendo almeno uno strumento digitale, in regione dove il tasso ha raggiunto il 72,4% nel corso del 2020.