Staff tecnico e impianti idrovori per il sollevamento delle acque pronti e oliati per iniziare le grandi manovre che dal primo del mese di marzo consentiranno al Canale Emiliano Romagnolo di portare la risorsa idrica a tutto il comprensorio Romagnolo e ad una buona fetta di Emilia centro-orientale. Ultimate le attività di manutenzione, ammodernamento delle funzionalità e incremento dei controlli di verifica dei sistemi di sicurezza delle elettropompe, l’attività di fornitura di acqua per la pratica irrigua delle migliaia di aziende agricole vocate soprattutto all’ortofrutta è dunque in fase di avvio.
Come ogni anno i flussi garantiti a questo vasto territorio regionale dal Canale Emiliano Romagnolo, grazie alle acque pompate dal fiume Po dall’impianto di Bondeno per oltre 150 km fino a Rimini, rappresentano l’“oro blu” di quest’area, un tempo arida poco produttiva. Oggi, infatti, con le ripercussioni dei cambiamenti climatici che causano lunghi periodi siccitosi alternati a precipitazioni violente ed abbondanti quanto improvvise, la Romagna soprattutto è stata riconosciuta dai monitoraggi ministeriali, alla luce delle ripetute e prolungate stagioni secche, “zona fragile” ed è per questo che mai come ora il Canale Emiliano Romagnolo mostra tutta la sua utilità e lungimiranza di chi l’ha ideata oltre 150 anni fa. Basti pensare che lo scorso anno, in periodo di emergenza Covid 19, il Canale ha sollevato e portato ai Consorzi di bonifica associati al Consorzio CER che distribuiscono al comparto agricolo la risorsa idrica oltre 332 milioni di metri cubi di acqua. Un quantitativo davvero ingente, di gran lunga il più abbondante derivato dal Grande Fiume per le produzioni di qualità alla base del nostro Made in Italy. La comparazione con il recente passato nell’ultima decade infatti, la più secca della storia dall’avvio delle rilevazioni statistiche secondo il sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura SIGRIAN, ci consegna nel 2020 un quantitativo record di derivazione, inferiore solo agli ultimissimi anni maggiormente caratterizzati dalla siccità come il 2017 (336 milioni di mc) e il 2012(343 milioni di mc. Oltre al maxi-impiego di risorsa idrica essenziale per il comparto agroalimentare non va tralasciata poi l’evidente funzione ambientale del canale che con il suo apporto costante permette a centinaia di ettari di aree umide (Punte Alberete, Valle della Canna, ecc.) di poter mantenere il proprio valore di habitat, la ricchezza ecologica e la biodiversità. Un ruolo fino ad oggi probabilmente non rimarcato a dovere vista la natura stessa dell’opera idraulica, ma non meno importante per ciò che rende concreto a beneficio del territorio in cui si inserisce e attraversa. Altrettanto degna di nota l’attività che grazie ai rifornimenti continui di acqua dolce di superficie si contrasta il grave problema della subsidenza del territorio, molto pericoloso specie lungo la Costa Romagnola dove viene anche affiancata al fenomeno della intrusione del cuneo salino nei territori e nelle falde sotterranee. Tornando all’irrigazione e al trasporto della risorsa per l’agricoltura, principale funzione del CER, saranno i Consorzi che potranno contare sull’apporto di risorsa idrica dal canale: Consorzio di Bonifica Burana, Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, Consorzio di Bonifica Renana, Consorzio di Bonifica Romagna Occidentale e Consorzio di Bonifica della Romagna. Così come potrà beneficiarne sia Ravenna Servizi Industriali (associato al CER) per il rifornimento idrico industriale al Petrolchimico di Ravenna, sia il partner multiutility Romagna Acque, che incrementerà il quantitativo disponibile per il crescente fabbisogno potabile costiero nei mesi estivi in virtù dell’azione dei potabilizzatori Bassette e Standiana di Ravenna.
“Il riavvio della distribuzione irrigua già dal primo marzo si è anche quest’anno resa indispensabile per sostenere le necessità dei trapianti delle colture da seme (colture per ottenere seme ibrido o selezionato da semina), che vedono nella Romagna l’areale più importante d’Europa per tali pregiate produzioni – ha commentato il presidente del CER Massimiliano Pederzoli – Il riavvio si rende comunque necessario per tutte le colture e gli usi plurimi che in conseguenza del cambiamento climatico trovano nel Canale Emiliano Romagnolo l’unica preziosa certezza di acqua sul territorio”.