La Regione Emilia-Romagna, col sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi, era presente questa mattina all’udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura Generale della Repubblica di Bologna sui mandanti e finanziatori della strage del 2 agosto 1980 alla stazione.
Alla presenza degli avvocati che rappresentano la Regione stessa e il Comune di Bologna, che si sono costituiti parte civile assieme all’Avvocatura generale dello Stato, c’è stato l’esame delle pregiudiziali e le relazioni dei Pubblici Ministeri. Nel pomeriggio, gli interventi dei legali delle parti civili.
L’inchiesta, a cura della Procura Generale, ha portato i magistrati inquirenti a chiedere il rinvio a giudizio per quattro persone: l’ex estremista di destra Paolo Bellini per concorso nell’attentato, l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel per depistaggio e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, per false informazioni al Pubblico Ministero. Un quarto imputato, l’ex generale del Sisde, Quintino Spella, accusato di depistaggio, è deceduto nelle scorse settimane.
La Procura Generale ha oggi presentato le evidenze principali della propria indagine, che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio per gli imputati. In modo particolare, da un lato, c’è stata la ricostruzione dei flussi finanziari verso gli esecutori materiali della strage. E, dall’altro, il ruolo di Bellini nella strage, anche in riferimento alle relazioni con l’ex Procuratore di Bologna, Ugo Sisti. Senza dimenticare i ruoli e le relazioni dello stesso Bellini con altre formazioni terroristiche di estrema destra (Avanguardia nazionale, Nar, e Terza Posizione), e le azioni di depistaggio messe in campo dagli altri imputati.
I legali di parte civile, con motivazioni ed argomenti che si inseriscono in pieno nel quadro accusatorio disegnato dalla Procura Generale, hanno puntato sulle dinamiche che hanno caratterizzato i movimenti dei protagonisti della strage, in particolare sulla ricostruzione degli spostamenti di Bellini il giorno della strage, anche attraverso il suo riconoscimento da parte della ex moglie in un filmato amatoriale, girato quel giorno, e agli atti dell’indagine.
“La Regione Emilia-Romagna- ha osservato Baruffi- da sempre chiede che sia fatta chiarezza, completamente, su questa strage. Perché da essa emergono, e non da oggi, contorni sempre più inquietanti. Contorni che disegnano, nella loro drammaticità, un piano eversivo che aveva come obiettivo quello di minare le fondamenta della Repubblica stessa. E il prezzo che questo Paese ha pagato nella stagione delle stragi, in termini di vite umane stroncate, è stato altissimo”.
“Ecco perché- chiude Baruffi- assieme alle altre Istituzioni, ai familiari delle vittime e dei feriti, non ci stanchiamo di chiedere giustizia. Ecco perché abbiamo apprezzato il grande lavoro investigativo fatto dalla Procura Generale di Bologna, che ha deciso tre anni fa di avocare a sè il fascicolo dell’inchiesta a carico di ignoti sui mandanti della strage del 2 agosto 1980. Ora c’è la possibilità di far luce davvero su questa terribile ferita alla democrazia”.
“Credo di poter dire che non siamo mai stati così vicini alla verità come ora- ha detto Federica Mazzoni, consigliere comunale e delegata dal sindaco di Bologna a rappresentare l’Amministrazione comunale- L’impianto accusatorio mostra come le azioni, che poi hanno dato luogo alla strage, potessero contare su importanti flussi finanziari che hanno dato modo ad esecutori e mandanti di realizzare il loro piano eversivo”.
“Ora continueremo a restare sempre vicini, come abbiamo sempre fatto- conclude Mazzoni- alla Associazione dei familiari delle vittime, per perpetuare la loro memoria e per rendere sempre più saldo il legame tra istituzioni e società”.